N O S T O S



P R O G E T T O
Lo spazio è caratterizzato da un'enorme distesa di vestiti che ricoprono l'intera scena, quasi come corpi di uomini alla deriva, o una distesa di acqua salata che invade lo spazio in ogni angolo. In questo mare di stoffa il pubblico disposto sul perimetro circonda la superficie e gli attori. Nella prima parte dello spettacolo una violenta luce stroboscopica acceca lo spettatore e rende la visone scenica frammentata. Inizialmente la percezione è di essere dentro la stiva di una nave in balìa della marea e delle violente onde del mare. Gli attori sono scaraventati da una parte all'altra della scena, sbattono sulle gambe degli spettatori, non hanno controllo delle proprie azioni, sono disorientati, confusi, impauriti. Al centro, in alto, uno spiraglio di luce e di aria. Ogni volta che uno degli attori passa sotto questo spiraglio è come se venisse risucchiato verso l'alto per entrare in un'altra dimensione, quella di Nous, la comprensione chiara del reale. La voce si amplifica e la parola è pacata, sensuale, concreta. Per terra in un angolo la luna galleggia sulla superficie del mare come se avesse perso la speranza, caduta dal cielo, immobile, abbandonata e inerme.La nave affonda e gli attori restano sospesi in preda alla disperazione. Sconforto. Solitudine. Resa. È il momento più buio della notte, appena prima dell'alba, gli uomini ormai senza identità, tanti Nessuno, si abbandonano alla morte indossando con gesti lenti e rituali i vestiti che li hanno intrappolati per sempre.


Regia e scenografia di Federica Amatuccio
Musiche e sound design: Andrea Gianessi
Luci: Pascal Fausto Amatuccio, Marco Garuti
Costumi: Martina Mondello
Drammaturgia: Teatro dei Servi Disobbedienti
In scena: Francesca Bertolini, Margherita Kay Budillon, Manuela Davoli, Roberto Durso, Francesca Nardi