M A R Í


P R O G E T T O





L’intero spazio scenico è una grande gabbia in cui predomina l’elemento del quadrato. Quadrate sono anche le piccole aree in cui esso si suddivide, minimi spazi vitali circoscritti in cui agiscono i personaggi, costretti, limitati e insieme protetti e confortati da essi.
L’unico personaggio realmente svincolato da questa costrizione è La Morte, presenza contemporaneamente astratta e concreta che incarna lo spazio, il tempo, l’ambiente stesso in cui tutto accade. Una Morte quindi che travalica l’immaginario popolare di falciatrice di anime per assumere in sé gli attributi dell’eternità, dell’istante infinito senza durata, dello spazio senza estensione, senza dimensioni. Una Morte sempre presente, che accompagna la vita di Marì fin dall’infanzia, come un destino ineluttabile, un compagno di giochi, un rifugio, un complice, un oppressore, un nemico.
Il personaggio di Marì è invece pienamente inserito nello scorrere del tempo. Sdoppiato tra presente e passato, tra azione e ricordo, vive simultaneamente l’età adulta del presente e le varie tappe della sua crescita interiore, evolvendosi fino a raggiungere la piena identità nel gesto tragico del finale. Contrappunto al divenire di Marì è il ruolo de La Madre, da sempre imprigionata dentro il cubo delle sue convinzioni e convenzioni sociali, incapace di uscire, di aprire altre strade. Impotente e distante, anche di fronte al dolore della figlia.



regia e scenografia di federica amatuccio
adattamento: federica amatuccio, andrea gianessi
coreografie: simone zitelli
musiche originali: andrea gianessi
luci e grafica: pascal fausto amatuccio
costumi: martina mondello
in scena: francesca lateana, valeria iudici, martina morabito, francesca di paolo